Galeazzo Comolli, un antenato nella Grande Armée di Napoleone
Nell’anticamera dell’appartamento di un mio zio piacentino è appeso da anni un antico documento militare di epoca napoleonica, che ha attirato la mia attenzione. È il congedo per riforma di un suo antenato, il sergente maggiore Galeazzo Comolli, datato 1812. Ho voluto esaminare il documento, tradurlo e ricostruire i fatti a cui fa riferimento.
Ecco la traduzione della parte alta del documento:
IMPERO FRANCESE. CONGEDO
DI RIFORMA
Noi sottoscritti membri del
consiglio d’amministrazione del Diciottesimo Reggimento di Fanteria di Linea
certifichiamo di aver dato, su autorizzazione del Ministro della guerra,
congedo di riforma al Signor Galeazzo Francesco Antonio
Maria Comolli, Sergente Maggiore nella terza compagna del quinto
battaglione, nato a Stradella,
dipartimento di Genova, età 26 anni e mezzo, statura 1 metro e 82 centimetri,
capelli e sopracciglia nere, occhi grigi, fronte piccola, naso grosso, bocca
piccola, mento appuntito, viso lungo, compreso nel registro matricola del corpo
al numero 7450 il quale è stato giudicato non più in grado di continuare il
servizio militare dagli Ufficiali di Sanità
di cui il certificato è trascritto sul retro del presente.
Fatto a Strasburgo il 9 agosto
1812, firmato I membri del consiglio d’amministrazione
L’analisi del documento ed una successiva fortunata ricerca
presso gli archivi digitalizzati del Ministero della Difesa Francese[1]
mi hanno consentito di ricostruire varie informazioni su Galeazzo Comolli.
Il Sergente Maggiore Galeazzo Francesco Antonio Maria
Comolli era nato a Stradella il 3 dicembre 1785, figlio di Luigi Comolli e
Antonietta Cantoni. In quegli anni, Stradella e l’Oltrepò Pavese facevano parte
del Regno di Savoia.
Con le campagne d'Italia napoleoniche di fine XVIII secolo,
l’Oltrepò Pavese fu unito al Dipartimento di Genova e annesso all’Impero
Francese; il cantone di Stradella divenne parte del Circondario di Voghera.
Nulla ho scoperto per il momento sull’infanzia e la
giovinezza di Galeazzo Comolli. Nel 1806, al compimento del ventunesimo anno
d’età, quando esercitava la professione di bracciante, Galeazzo Comolli fu
iscritto alle liste di leva e estratto per sorteggio al numero 3.
Il sistema del sorteggio, introdotto dai francesi nel 1804,
prevedeva la chiamata alle armi sulla base di impegni volontari. Ma se i
volontari non erano sufficienti a provvedere al contingente, si ricorreva
all'estrazione a sorte, e quindi alla coscrizione, con il diritto, per chi
veniva chiamato, di "comprare" un sostituto. L'operazione di
coscrizione a sorte si basava su un contingente di uomini da richiamare alle
armi fissato per ogni Cantone. Tutti i giovani di vent'anni venivano convocati
nel capoluogo del loro cantone. Ognuno doveva estrarre da un'urna un biglietto
con un numero stampato. Poiché il numero di soldati richiesti per il
contingente era fissato in anticipo ed era sempre inferiore al numero dei
coscritti, i numeri più alti erano esentati da qualsiasi obbligo militare.
Coloro che erano stati selezionati venivano convocati dal consiglio di
revisione, che dichiarava i giovani idonei o non idonei al servizio militare.
Questo concilio si teneva nel capoluogo del cantone, alla presenza di tutti i
notabili locali. Gli orfani di guerra, i capifamiglia, i fratelli di soldati,
gli insegnanti, i seminaristi venivano esentati dietro presentazione di
documenti giustificativi, gli altri erano sottoposti a una visita medica. Tra
questi ultimi, un certo numero veniva dispensato a causa della bassa statura o
di varie infermità, a volte finte o provocate. Se il giovane era comunque
dichiarato "idoneo al servizio", aveva ancora la possibilità, se poteva
permetterselo, di essere sostituito pagando qualcuno che facesse il servizio
militare al suo posto.[2]
Galeazzo Comolli, giudicato idoneo, non pagò un sostituto e
nel dicembre 1808 fu richiamato alle armi.
Gli venne attribuito il numero di matricola 2241 e trascorse
i primi tre mesi in addestramento, dal 20 dicembre 1808 al 27 febbraio 1809,
presso il 4° ed il 1° Battaglione Granatieri, molto probabilmente a Strasburgo.
Galeazzo Comolli sul registro dei Battaglioni Granatieri |
In quei mesi, l'impero asburgico aveva dedicato molte
energie a ricostruire e modernizzare le sue forze armate, in attesa di un'opportunità
favorevole per riguadagnare la posizione di potere in Europa strappatagli dalla
Francia nel 1805. Il momento propizio sembrò manifestarsi sul finire del 1808:
le sconfitte subite in Spagna da Napoleone avevano dimostrato che le armate
francesi non erano invincibili, e con gran parte della Grande Armée ancora in
Spagna l'Austria poteva sperare almeno in una parità numerica in caso di
scontro.
L’Imperatore Napoleone Bonaparte |
Nel febbraio del 1809 Austria e Regno Unito siglarono un
trattato di alleanza che diede vita alla quinta coalizione; Napoleone, informato
dei preparativi bellici austriaci, doveva preparare le sue truppe al conflitto.
La necessità di condurre una guerra su due fronti principali (in Germania e in
Spagna) spinse l'imperatore a ordinare il richiamo anticipato di nuove classi
di leva, rendendo così la coscrizione ancora più impopolare di quanto fosse
stata prima, e ad affidarsi ancora di più alle truppe fornite dai suoi alleati
o provenienti dai territori annessi all’Impero. Se prima di allora queste
truppe venivano usate principalmente per ruoli secondari o di presidio, per la
campagna del 1809 vennero invece dispiegate in prima linea, all'interno di
unità francesi o in propri corpi autonomi.
Il 27 febbraio 1809 il Granatiere Comolli fu trasferito al
18° Reggimento Fanteria di Linea, un reggimento dell’esercito francese
esistente tutt’oggi. Qui gli venne attribuito il numero di matricola 7450.
Galeazzo Comolli sul registro del 18° Reggimento Fanteria di Linea |
Il 18° Reggimento Fanteria di Linea era stato costituito nel
1791, durante la Rivoluzione Francese. Il suo motto è ancor oggi "Bravo
18°, davanti a te il nemico non resiste”. Questa frase era stata pronunciata
da Napoleone Bonaparte il 14 gennaio 1797, durante la campagna d’Italia. Il 18°
Reggimento Fanteria aveva respinto un battaglione austriaco ed era arrivato sul
lago di Garda. In questa occasione Napoleone
Bonaparte si era portato alla testa della colonna del reggimento ed aveva
pronunciato queste memorabili parole: “Bravo 18°, io vi conosco. Il nemico
davanti a voi non resisterà. Senza sparare un colpo di fucile, il 18° lo ha
messo in rotta! Una stupenda prova di coraggio e determinazione!”
Uniformi del 18° Reggimento Fanteria di Linea (da pinterest.com) |
Quando Galeazzo Comolli arrivò al 18° Reggimento, Il
Comandante era il Colonnello Pierre de Pelleport. È dal suo libro di memorie “Souvenirs
Militaires et Intimes du Général Vicomte Pierre de Pelleport de 1793 à 1853”
pubblicato a Parigi nel 1857, che mi è stato possibile ricostruire le vicende
belliche di cui Galazzo Comolli fu protagonista.
Frontespizio del libro di memorie di P. de Pelleport |
“Nel dicembre 1808 – scrive il Generale De Pelleport –
il 18° Reggimento arrivò dalla Polonia a Magonza. Al suo arrivo aveva solo 2000
effettivi validi e preparati. Da Magonza il 18° si spostò a Metz, che in
previsione della guerra contro l’Austria era stata indicata come punto di
riunione. Dopo qualche giorno, si spostò a Strasburgo, ove si trovavano i suoi
magazzini. Là vennero reintegrati gli effettivi e le scorte di materiali e
vennero effettuati avvicendamenti tra gli ufficiali ed i sottufficiali,
affinché tutto fosse pronto per entrare in battaglia. Il Reggimento si trasferì
poi a Ulm, in Baviera, dove si schierò sulla riva destra del Danubio,
nell’ambito del 4° Corpo d’Armata comandato dal Generale Massena. L’esercito
francese era composto in quel momento da 131.000 soldati con 34.000 cavalli;
l’’esercito austriaco, comandato dall’arciduca Carlo, contava 300.000 soldati e
30.000 cavalli, ed aveva truppe di riserva per altri 200.000 soldati”. [3]
Il Generale Andrea Massena |
La guerra ebbe inizio il 10 aprile 1809, quando l'esercito
austriaco dell'arciduca Carlo invase la Baviera.
L’’Arciduca Carlo d’Asburgo |
Combattimento a Eckmühl presso Ratisbona (Quadro di P.G.Bagetti) |
“A Eckmühl – scrive De Pelleport – 50.000
prigionieri, 100 cannoni, le casse e le bandiere dei reggimenti caddero nelle
nostre mani. Il 25 aprile l’Imperatore passò in rivista i reparti ed elogiò gli
ufficiali, i sottufficiali ed i soldati che avevano combattuto, distribuendo
delle ricompense. Fu molto generoso, l’armata si era mirabilmente comportata”.[4]
Bandiera del 18° Reggimento Fanteria di Linea |
Napoleone ordinò di inseguire il nemico lungo il corso del fiume.
Il 3 maggio, il 18° Reggimento occupò la cittadina di Ebersberg, travolgendo
tutto ciò che si opponeva al suo passaggio.
Battaglia di Ebelsberg (Quadro di Dietrich Monten) |
Il 10 maggio l’armata francese era alle porte di Vienna, che
si arrese il 13 maggio dopo un breve bombardamento; l'esercito di Carlo si
trovava a nord della città, sull'altra sponda del Danubio, e Napoleone lo
attaccò il 21 maggio, dando inizio alla battaglia di Aspern-Essling: gli sforzi
dei francesi furono gravemente ostacolati dal fatto che tutte le truppe e i
rifornimenti dovevano transitare attraverso un unico ponte sul fiume. La
battaglia in sé, terminata il pomeriggio del 22 maggio, si concluse con uno
stallo; le forze francesi, tra cui il 18° Reggimento, si trovarono a corto di
rifornimenti e ripiegarono quella sera stessa oltre il fiume. Il 18° Reggimento
ebbe circa 600 perdite, tra morti e feriti: l'arciduca Carlo era riuscito a
infliggere a Napoleone la sua prima sconfitta in una battaglia campale.
Il 31 maggio Napoleone si recò in visita al Comando del 18°
Reggimento di Fanteria e consegnò varie promozioni e decorazioni al valore.
“Il 1°giugno – scrive De Pelleport nelle sue memorie
– il 18° ricevette 500 uomini dal Dipartimento delle Ardenne, per ripianare
le perdite. Questi giovani soldati avevano tra 24 e 28 anni, tutti pronti a
svolgere un buon servizio ed a sopportare le fatiche e le privazioni della
guerra”.[5]
Galeazzo Comolli, arrivato solo pochi mesi prima, era già un veterano.
Gli austriaci speravano che la sconfitta inducesse i
francesi a stipulare un trattato di pace, ma il primo pensiero di Napoleone fu
quello di vendicare lo smacco. Il 1º giugno gli ingegneri francesi cominciarono
la costruzione di un ponte tra le due sponde del Danubio, lavori che vennero
completati il 21 giugno successivo. La notte tra il 4 e il 5 luglio tutto era
pronto e 162.000 soldati francesi passarono il fiume; il 5 luglio, dopo una
lunga preparazione, la Grande Armée impegnò l'armata austriaca dell'arciduca
Carlo nella battaglia sulle colline attorno a Wagram.
Battaglia di Wagram (Quadro di C.Vernet) |
Napoleone la sera dell’8 Luglio 1809 scriverà nel Bollettino
n. 25: “Nella Battaglia di Wagram, evento decisivo e che sarà sempre
celebrato, 400.000 uomini e 1500 cannoni si batterono su un campo di battaglia
studiato, meditato e fortificato dal nemico da vari mesi”.[6]
Lo stesso Napoleone scriverà, a proposito del Generale
Massena: “Massena è un uomo molto superiore, che, per un privilegio
particolare, possiede l’equilibrio tanto desiderato, e cioè il talento unito al
coraggio, solo nel centro della battaglia e solo quando si trova nel pericolo”[7]
La battaglia durò due giorni e i francesi ottennero una
vittoria netta e decisiva. “L’armata austriaca, abbandonando il campo di
battaglia, lasciava 18.000 prigionieri, 40 cannoni, 10 bandiere e 9000 feriti.
Noi avevamo perso 8000 uomini, tra morti e feriti”.[8]
Tra i feriti, troviamo il soldato Galeazzo Comolli, che fu
colpito da una palla di fucile al piede destro durante il secondo giorno della
battaglia di Wagram, il 6 luglio 1809. Il ferito fu immediatamente trasportato
nelle retrovie per le cure necessarie.
L’11 luglio 1809 fu stipulato un armistizio tra i due eserciti,
ma passarono diversi mesi prima di arrivare a un trattato di pace definitivo,
principalmente perché gli austriaci confidavano in un intervento dei loro
alleati.
La pace di Schönbrunn venne infine firmata il 14 ottobre
1809: l'Austria perse diversi territori a vantaggio della Francia, della
Baviera e del Ducato di Varsavia e fu costretta a pagare una pesante indennità
di guerra e a ridurre considerevolmente l'ammontare delle sue forze armate.
Dopo la pace, il 18° Reggimento fu spostato a Krems e poi a
Francoforte. Dopo due mesi di soggiorno a Nimega, nei Paesi Bassi, nei primi
giorni del 1810 il Reggimento ricevette l’ordine di occupare militarmente Leida
e Rotterdam. I paesi Bassi, con decreto del 9 luglio 1810, furono uniti
all’Impero Francese, ma già dall’inizio dell’anno era iniziato per loro un duro
periodo di occupazione e di conseguente miseria.[9]
Verso la metà del 1810 il 18° Reggimento ricevette al campo
di Zuitz la visita dell’Imperatore, che ispezionò le truppe e distribuì varie
promozioni e decorazioni.
Il soldato Comolli, che nel frattempo si era parzialmente
ripreso dalla ferita al piede, aveva fatto ritorno al Reggimento ed il 26
novembre 1810 fu promosso caporale.
Per tutto il 1811 il 19° Reggimento continuò la sua
permanenza nei Paesi bassi come forza d’occupazione.
A fine anno, il 21 dicembre 1811, Galeazzo Comolli fu
promosso Furiere. Il Furiere, nelle forze armate, è il militare addetto alla
fureria, cioè l'ufficio militare preposto alla gestione organizzativa e
amministrativa del reparto stesso, come ad esempio la stesura degli incaricati
dei servizi giornalieri e delle licenze della truppa. Il termine furiere viene
dal francese fourrier, affine a fourrage «foraggio». Questo incarico, di
carattere amministrativo, ci fa comprendere come i postumi della ferita non
consentissero a Galezzo Comolli di tornare pienamente a combattere.
Sul finire del 1811 l'Impero francese aveva ormai raggiunto
la sua massima espansione: la Francia stessa si era ingrandita annettendosi i
Paesi Bassi, i paesi tedeschi affacciati sul Mare del Nord, le regioni italiane
corrispondenti agli attuali Piemonte, Liguria, Toscana e Lazio, le province
illiriche e la regione spagnola della Catalogna. Il resto dell'Europa
continentale era in un modo o nell'altro assoggettato alla Francia: la
Danimarca era alleata dei francesi, il Ducato di Varsavia, la Confederazione
del Reno e la Repubblica Elvetica erano fantocci controllati dal governo di
Parigi, il Regno d'Italia aveva come monarca lo stesso Napoleone, mentre il
fratello Giuseppe e il maresciallo Murat governavano rispettivamente sulla
Spagna e sul Regno di Napoli; in Svezia si era da poco insediato come Principe
ereditario l'ex maresciallo Bernadotte. Perfino l'Impero austriaco e la Prussia
erano stati costretti a stipulare trattati di alleanza con la Francia.
All'infuori del Regno Unito e dei suoi traballanti alleati iberici, l'unica
potenza europea rimasta a contrastare l'egemonia francese era rappresentata
dall'Impero Russo.
“Il 3 febbraio 1812 il 18° Reggimento, composto da 4
Battaglioni, ciascuno di 6 compagnie, e da una mezza batteria d’artiglieria da
campagna, si trasferì a La Haye, in Francia, per organizzarsi e per essere poi trasferito
verso il punto generale di riunione dell’Armata che sarebbe entrata in guerra
contro la Russia. La sua forza, ufficiali, sottoufficiali e soldati, era di
circa 4000 uomini. Questi effettivi potevano essere divisi in due parti uguali:
nella prima, di trovavamo gli uomini con un’età di almeno 25 anni, abituati
alle fatiche ed alle privazioni della guerra (Ndr: è questo il caso di
Galeazzo Comolli, che a dicembre ne aveva compiuti 26). L’altra parte
comprendeva le ultime leve, giovani soldati con la voglia di fare bene, ma che
mai erano stati messi alla prova”.[10]
Il Colonnello Pierre de Pelleport |
Da La Haye, il Reggimento si spostò a tappe a Düsseldorf e poi a Lipsia. Attraversò il fiume Oder a Francoforte e la Vistola a Thorn. Il 15 maggio arrivò nella zona di Culm, oggi Chelmno, in Polonia. Il 21 giugno si schierò al confine con la Russia, sulle rive del fiume Niémen, pronto all’attacco.
Il lungo e faticoso viaggio a tappe, percorse a piedi, aveva comportato la perdita di circa 200 effettivi.[11] Tra essi, il Furiere Comolli, che per i postumi della sua ferita al piede non era in grado di proseguire ulteriormente e che era quindi stato rimandato indietro.
Arrivato dopo un mese a Strasburgo, al deposito del 18°
Reggimento, il 1° luglio 1812 il Furiere Comolli, dopo uno scrupoloso esame da
parte dei medici militari, fu giudicato totalmente inabile al servizio. Sul
retro del foglio di congedo di riforma del 9 agosto 1812 è riportata una copia
del certificato di visita degli Ufficiali di Sanità di Strasburgo.
Ecco la sua traduzione:
COPIA DEL CERTIFICATO
DI VISITA DEGLI UFFICIALI DI SANITA’
Io sottoscritto aiuto
chirurgo, Maggiore al 18° Reggimento di Fanteria di linea, certifico che il
Sig. Comolli Galeazzo Francesco Antonio Maria è affetto: 1. Da una cicatrice al
piede destro a seguito di un colpo d’arma da fuoco, per la quale egli risulta impedito
(?) alla gamba. 2.Il piede fa sì che non possa vivere con i suoi compagni e di
sostenere la minima fatica della marcia. Ciò che è constatato da certificato
del corpo (?). In conseguenza io ritengo che il suddetto non sia in grado di
continuare il servizio militare e debba essere ammesso alla riforma assoluta.
Strasburgo, 1° luglio
1812, firmato Valtat.
Controvisitato, io
approvo la riforma assoluta, firmato Dubor Gouvion, Chirurgo medico in capo
dell’ospedale militare di Strasburgo, Per copia conforme i membri del Consiglio
d’Amministrazione.
Il 17 luglio, per i suoi meriti ed il suo impegno, Galeazzo Comolli
fu promosso Sergente Maggiore ed il 9 agosto 1812 fu definitivamente congedato
per riforma.
Con il suo congedo, Galeazzo Comolli evitò di partecipare
alla tragedia della Campagna di Russia, che terminò con una disastrosa
sconfitta e con la distruzione di gran parte delle truppe francesi e dei
contingenti stranieri. La Grande Armée di Napoleone ebbe 370 000 morti e
dispersi e 200 000 prigionieri, tra cui 48 generali e 3 000 ufficiali; oltre
alle perdite umane, disastrose furono anche le perdite materiali subite
dall'esercito; i francesi riportarono indietro dalla Russia solo 250 cannoni, i
russi affermarono di averne catturati 925; gravissima fu anche la perdita per i
francesi di oltre 200.000 cavalli, che privò la cavalleria napoleonica dei
mezzi per ritornare all'originaria potenza nelle successive campagne di guerra.[12]
Dopo quattro anni al servizio di Napoleone nella Grande Armée, Galeazzo Comolli fece invece ritorno a Stradella. Dopo Waterloo ed il Congresso di Vienna, l’Oltrepò Pavese e la città di Stradella tornarono a far parte del Regno di Savoia.
Abbiamo scoperto alcune cose sulla sua vita civile successiva al congedo.
In un libro del 1822 Galeazzo Comolli è indicato come negoziante.[13]
Nell'Almanacco piemontese "Il Palmaverde" per gli anni 1842 e 1848 è indicato come agente del servizio di velociferi da Torino a Stradella.[14]
Sappiamo anche che nel marzo 1849 fu nominato consigliere comunale;[15] il Sindaco di Stradella era Agostino Depretis, che rimase nella carica fino all'ottobre del 1850, per poi diventare deputato.
Dagli archivi anagrafici del Comune di Stradella, sappiamo anche che Galeazzo Comolli si sposò con Martina Bozzi e fece dei
figli, di cui uno, Delfino, intraprese gli studi legali, diventando avvocato e successivamente Pretore di Mandamento. E' forse da lui che discende lo zio Luigi, che ha ereditato e poi
ha conservato sino ad oggi il prezioso atto di congedo di Galeazzo, la cui
analisi mi ha permesso di ricostruire la sua vicenda.
[1] https://www.memoiredeshommes.sga.defense.gouv.fr/
[2] https://journals.openedition.org/alsace/2381
[3] Souvenirs militaires et intimes du Général Vicomte Pierre de Pelleport, de 1793 à 1853. Publiés par son fils. Paris, 1857, Didier & Ce, Libraires Editeurs.
[4] De Pelleport, opera citata
[5] De Pelleport, opera citata
[6] De Pelleport, opera citata
[7] Napoleone Bonaparte, Memorie, Parigi, 1821, Baouduin Fils
[8] De Pelleport, opera citata
[9] De Pelleport, opera citata
[10] De Pelleport, opera citata
[11] De Pelleport, opera citata
[12] David G. Chandler, Le campagne di Napoleone, vol. II, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1992
[13] Precetti di educazione del Maestro Luigi Boneschi, Editore G.B. Orcesi, Lodi, 1822, Volumi 1-3
[14] Il Palmaverde Almanacco Piemontese Editore A. fontana Torino 1842 - 1848
[15] Gazzetta del Popolo, Suppl. al n. 187 dell' 8 agosto 1850, Adesioni al monumento per la legge Siccardi. Torino 1850