Giulia Baglia Bambergi e le raccolte fondi delle Patronesse dell’Assistenza Pubblica Milanese
Nella storia del volontariato milanese agli inizi del 1900 svolge un ruolo fondamentale la presenza femminile, che collabora attivamente allo sviluppo delle associazioni non svolgendo il servizio di soccorso, ma organizzando raccolte fondi. Ho voluto raccontare la storia di una di queste donne.
L’Assistenza Pubblica Milanese (A.P.M.) è la più antica
associazione volontaria di soccorso della città di Milano, fondata nel 1899. Dal
1906 era presidente della A.P.M. il Cav. Dott. Giuseppe Formaggia [1],
titolare dell’omonima farmacia, sita in Corso Buenos Aires 84, che era stata
fondata dal padre Carlo, speziale e farmacista, già nel 1887. La farmacia
Formaggia esiste ancor oggi; si è trasferita al numero 4 di Corso Buenos Aires
e rimane una delle più antiche e prestigiose farmacie di Milano.
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Logo Farmacia Formaggia (da memoriestoriche.it) |
Il 9 febbraio 1908, nel salone dell’Istituto Pedagogico
Forense, in via Bellini 7, si svolse l’assemblea dei soci della A.P.M..
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La sede dell’Istituto Pedagogico Forense in via Bellini, oggi scomparsa (da era-prod11.ethz.ch) |
Corriere della Sera, 10 febbraio 1908 |
Cartolina pubblicitaria della ditta Edoardo Baglia (da www.ade-commerce.com) |
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Gli edifici di Piazza Duomo 43/45 ove aveva sede la ditta Baglia (da lombardiabeniculturali.it) |
Edoardo Baglia era nato a Milano il 24 luglio 1862 e alla sua florida attività commerciale univa da anni una vena filantropica: nel 1896, durante la guerra d’Abissinia, era membro della “Associazione Italiana di Soccorso alle famiglie dei militari in guerra”[2]; nel 1902 sottoscriveva a favore del Teatro alla Scala[3] e dell’Esposizione di Milano del 1905[4], nel 1908 era stato eletto Consigliere dell’Associazione “Pro Esercito”.[5]
Edoardo Baglia sposò nel 1892 Giulia Bambergi[6],
figlia di Enrico Bambergi e di Luigia Mambelli, nata a Milano l’11 aprile 1869.
Enrico Bambergi era nato il 10 dicembre 1839 a Verona da una famiglia israelita[7] ed era fuggito dalla sua città natale per non servire nell’esercito austriaco. Aveva combattuto la terza guerra d’indipendenza del 1866 tra le file dei volontari italiani.[8] Trasferitosi a Milano, era diventato un importante industriale del settore tessile.
La premiata ditta “E. Bambergi e C.”, con sede
amministrativa in Via Meravigli 4 e stabilimento fuori Porta Magenta, si
occupava di filatura, torcitura, stamperia e tintoria di filati di cotone, “…con
un centinaio di dipendenti e macchine della più moderna creazione, su un’area
estesissima, di alcune migliaia di metri quadrati”.[9]
Nel 1885 era stato nominato Cavaliere della Corona del Regno d’Italia e nel 1898
Console Onorario del Regno di Romania a Milano.[10]
Era anche Censore della Banca d’Italia, Consigliere del Linificio e Canapificio
Nazionale, Consigliere della Cassa di Risparmio e Consigliere d’Amministrazione
della Banca Popolare di Milano.[11]
Anche il Cav. Bambergi svolgeva una vasta attività filantropica,
grazie anche ai suoi numerosi contatti professionali; oltre ad essere
presidente della società di Mutuo Soccorso fra i Tintori[12],
contribuiva con frequenti donazioni a favore di bambini malati e miserabili, del
Patronato di Assicurazione e soccorso per gli Infortuni del Lavoro,
dell’Istituto Sieroterapico, degli Asili Suburbani, delle famiglie dei soldati
morti o feriti in Abissinia, degli Ascari mutilati, del Teatro alla Scala, del
monumento a Giuseppe Verdi di Piazza Buonarroti.
Alla morte del padre, il 6 giugno 1901, la figlia Giulia ne ereditò
non solo il patrimonio, ma anche lo spirito e le attività filantropiche. Dopo
aver compiuto gli studi alla scuola superiore femminile «A. Manzoni», Giulia
Bambergi si impegnò nel campo dell'assistenza, con particolare attenzione per
il mondo della scuola. Fondò il Patronato scolastico femminile di Milano di via
Bassano Porrone, di cui fu presidente, e fece inoltre parte del consiglio
direttivo del Patronato scolastico maschile, situato nella stessa sede, di cui
era stata socia e fondatrice. Si occupò di numerose altre iniziative sociali e,
dal 1897, fece parte del comitato delle patronesse dell'Istituto Pedagogico Forense,
coadiuvando Antonio Martinazzoli nella ricerca di fondi per il funzionamento
dell'istituto, nato con l'intento di indagare il problema della delinquenza
minorile mediante ricerche scientifiche e a sostegno dell'attività dell'Associazione per la difesa giuridica dei minorenni
traviati, giudicabili e delinquenti.[13]
Il 10 dicembre 1907 Giulia Baglia Bambergi aveva dato vita
al Comitato delle Patronesse dell'Assistenza Pubblica Milanese; quando, pochi
mesi dopo, il marito Edoardo Baglia fu eletto presidente dell’A.P.M., lo
affiancò come Presidentessa del Comitato delle Patronesse.
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Distintivo Patronesse A.P.M. |
Il 28 giugno 1908 il presidente Baglia inaugurò la nuova
sede della A.P.M. , in via Bramante angolo via Giannone. In tale occasione, anche
la moglie Giulia prese la parola per il Comitato delle Patronesse, mettendo in
rilievo e lodando l’opera delle Zelatrici.
Corriere della Sera, 29 giugno 1908 |
Un articolo pubblicato sul Corriere della Sera pochi giorni
prima ci informa che la squadra delle Zelatrici della A.P.M. aveva fatto la sua
prima comparsa all’Arena Civica il 24 maggio 1908, in occasione di un concorso
ginnastico femminile, e ce ne descrive nei dettagli la divisa.
Corriere della Sera, 25 maggio 1908 |
In un libretto pubblicato nei mesi successivi, viene
riportato l’organigramma del Comitato delle Patronesse, presieduto da Giulia
Baglia Bambergi, coadiuvata da un Consiglio di 21 Patronesse e 9 Consiglieri
Delegati.
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Libretto del Comitato Patronesse, 1908 (collezione Minissi) |
Il libretto riporta i nomi e cognomi di 292 Patronesse, 21 Socie
Cooperatrici e 137 Zelatrici; purtroppo non vengono specificate esattamente nel
libretto le differenze tra i tre diversi ruoli, ma possiamo immaginare che
siano connesse alle diverse forme di contribuzione economica e di attività a
favore della Assistenza Pubblica Milanese.
Il 17 dicembre 1908 il Corriere della Sera annuncia che l’indomani
si terrà nei locali del Caffè Cova di via Manzoni un concerto di beneficenza
promosso dal Comitato delle Patronesse.
Salone del Caffè Cova in via Manzoni (da designtellers.it) |
A fine anno, un violento terremoto devastò la Calabria e la Sicilia;
l’A.P.M. inviò una squadra di soccorritori e le Patronesse guidate da Giulia
Baglia Bambergi attivarono una raccolta di biancheria e vestiti da inviare alle
popolazioni colpite dal sisma.[14]
Il 29 maggio del 1909 le Zelatrici del Comitato Patronesse
organizzarono una vendita di beneficenza a favore dell’Associazione, sempre
presso i locali del caffè Cova; il Corriere della Sera del giorno seguente
riferì gli ottimi esiti dell’iniziativa.
Corriere della Sera, 30 maggio 1909 |
Il 12 giugno 1909 fu convocata un’assemblea straordinaria
dei soci della A.P.M., per approvare alcune modifiche dello statuto e l’istituzione
di una cassa di previdenza per i militi in caso di malattia. In tale occasione
il presidente Edoardo Baglia comunicò tra gli applausi l’accettazione della
presidenza onoraria del Comitato Patronesse da parte della Regina Elena.
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La Regina Elena (da wikipedia) |
Grazie alle precedenti raccolte fondi, nel luglio 1909 fu inaugurato
un nuovo carro ciclo-lettiga, dono del Comitato delle Patronesse.
Corriere della Sera, 10 luglio 1909 |
Nei mesi successivi, il Comitato Patronesse diede il via
alla più importante raccolta fondi sino a quel giorno intrapresa, la
pubblicazione e la vendita di un libro appositamente concepito.
Il libro, intitolato “Fiori di mente, frutti di cuore”
era una antologia di 116 pagine contenente 35 brani di prosa e di poesia di
vari autori su vari argomenti. Il libro, stampato dalla Tipografia Pirola e
Cella, veniva venduto dalle Patronesse al presso di Lire 1,50.
Una fortunata ricerca presso la Biblioteca Nazionale Braidense
di Milano mi ha consentito di recuperare un esemplare del libro e di poterlo
esaminare.[15]
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Fiori di mente, fiori di cuore, 1909 |
Come introduzione, il libro riporta il testo integrale del
discorso pronunciato il 17 giugno 1909 da Giulia Baglia Bambergi in occasione
dell’Assemblea Generale del Comitato Patronesse della A.P.M…
Ne riporto i passi più interessanti.
Signore e Signori!
Con intimo e legittimo orgoglio inizio queste mie brevi
parole con un riverente e riconoscente saluto all’Augusta nostra Presidente
Onoraria, a Sua Maestà la Regina Elena!
L’adesione di S.M. esprime la simpatia che l’istituzione
da noi protetta seppe meritarsi da tutti, esprime l’alta considerazione in cui
essa è tenuta dalle Autorità cittadine e lassù nelle alte sfere… esprime l’alta
considerazione a ciò che il Comitato ha fatto fin qui.
I successi ottenuti devono esserci di grande sprone ed
incoraggiamento. Quando io, entusiasta del concetto che ispira l’Istituzione,
dello spirito filantropico dei bravi militi, dell’appassionato lavoro di
riorganizzazione che con tanto amore stava compiendo il Consiglio Direttivo,
lanciai timidamente un’idea, quella di fondare un Comitato di Patronesse che
dovesse assumersi l’incarico, non facile, di raccoglier fondi… chi di noi
avrebbe allora osato sperare in un successo così grande, così completo, tanto
moralmente che finanziariamente?
Settecentosettanta sono le persone che ora appartengono
al nostro Comitato! Quel timido gruppo di Signore, come valanga, s’è andato
vertiginosamente ingrossando, con la differenza sola, che la valanga s’ingrossa
precipitando, e noi ci facciamo giganti, innalzandoci verso le eccelse vette
del Bene!
L’Assistenza Pubblica Milanese è palpitante esempio di
carità sempre viva e generosa, e i milanesi le vogliono bene, la salutano
fidenti e grati. Pensate ai nostri Militi, a questi generosi, sempre pronti ad
accorrere dov’è il dolore… ripensateli laggiù, (NdR: in Calabria e Sicilia
per il terremoto) fra le dolorose terre, fra le pericolanti rovine, incuranti
di fatiche, dimentichi di se stessi e di ogni loro interesse, esultanti solo se
ad essi era stato possibile di salvare un’esistenza, paghi se almeno avevan
potuto dare pietosa sepoltura ad un vittima!
Il cuore della donna non può restare indifferente davanti
a tanta fiamma di carità, non può non accendersi di sacro entusiasmo. Se un
giorno noi scrivemmo sul nostro vessillo “Ama, Lavora, Salva e Spera” ci sia
dato sperare che in un giorno non lontano si possa scolpire su una pietra
fondamentale della nostra sede “Volemmo e riuscimmo”!
Dopo una prima tiratura dell’antologia di 1000 copie, andata
esaurita, il Comitato delle Patronesse ne realizzò una seconda di altre 1000
copie. Il ricavato totale della raccolta fondi fu quindi di 3000 Lire, che equivarrebbero
oggi a ben 15.000 Euro.
La notevole somma raccolta fu destinata all’acquisto della
prima autolettiga della Assistenza Pubblica Milanese, che venne inaugurata il 29
giugno 1910 alla Villa Reale di Via Palestro.
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Autolettiga della A.P.M. (da archivio storico C.V.A.P.M.) |
Nel frattempo, si erano però svolte le elezioni per il Consiglio
Direttivo; Venne eletto presidente il Dott. Ferdinando Morandi; Edoardo Baglia
fu nominato presidente onorario.[16]
Il Corriere della Sera, nel descrivere la cerimonia, citò il nuovo presidente e
raccontò che il nastro inaugurale dell’autolettiga era stato sciolto da Donna Camilla
Sassi, che aveva probabilmente sostituito Giulia Baglia Bambergi.
Corriere della sera, 30 giugno 1910 |
Negli anni successivi, Giulia Baglia Bambergi proseguì la
sua opera filantropica in altre associazioni; lo scoppio della prima guerra
mondiale la vedrà particolarmente attiva tra le Patronesse della Pro Esercito,
della Casa del Soldato e dell’Ufficio Notizie per le Famiglie dei Militari. Dopo
la disfatta di Caporetto (1917), si impegnò alacremente per l'assistenza dei
soldati al fronte, dei profughi e degli orfani fondando l'associazione «La
mamma del soldato» a cui si affiancò anche l'associazione «La sorella del
soldato», destinata a coinvolgere le fanciulle nella confezione di pacchi dono.[17]
Tornò anche a collaborare anche con l’Assistenza Pubblica Milanese per la
confezione delle maschere antiasfissianti, di cui ho parlato in un altro mio
articolo.[18]
Il 28 gennaio 1917 si svolse nel salone dell’Istituto dei Ciechi
una cerimonia di premiazione dei benemeriti della Assistenza Pubblica Milanese
e della Croce Verde, che avevano deciso di fondersi in un’unica associazione. Ricevettero
la medaglia d’oro anche Giulia Baglia Bambergi ed il marito Edoardo Baglia.[19]
Giulia Baglia Bambergi negli ultimi anni si dedicò alla
scrittura di novelle (Nell'infinito campo dei gigli, 1924; Gabi. Novelle,
1928). Morì a Monticello, in provincia
di Como, il 10 settembre 1929, all’età di 60 anni. È sepolta al Cimitero Monumentale
di Milano insieme ai genitori, al marito e ad un fratello morto in tenera età.
[1] Corriere
della Sera, 28 febbraio 1906
[2] Corriere della Sera, 25 gennaio 1896
[3] Corriere della Sera, 1° aprile 1902
[4] Corriere della Sera, 8 febbraio 1903
[5] Corriere della Sera, 26 gennaio 1908.
[7] La Rubrica degli Israeliti dell’Archivio Storico Civico di Milano, Germano Maifreda, in La Rassegna Mensile di Israel, terza serie, Vol. 59, No. 3, pag .37
[8] Corriere della Sera, 8 giugno 1901
[9] Rivista Industriale e Commerciale di Milano, 1894
[10] Ibidem
[11] Corriere della Sera, 1° marzo 1892
[12] Corriere della Sera, 14 marzo 1892
[13] http://dbe.editricebibliografica.it/dbe/indici.html
[14] Corriere della Sera, 4 gennaio 1909
[15] Biblioteca Nazionale Braidense, MISC. 1445/2, Inventario 000225181
[16] Il Buon Cuore, 10 dicembre 1910
[17] http://dbe.editricebibliografica.it/dbe/indici.html
[18] https://minissiblog.blogspot.com/2022/06/1915-18-lopera-delle-patronesse-della.html
[19] Corriere della Sera, 29 gennaio 1917