Il rifugio antiaereo di Piazza del Duomo: da luogo di guerra a luogo di pace
In occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, ho voluto ricostruire la storia di un edificio di Milano che può essere considerato un vero simbolo del passaggio dalla guerra alla pace: il ricovero antiaereo di Piazza del Duomo, che da rifugio per proteggere i milanesi dai terribili bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale è diventato nel dopoguerra un luogo di pace, sede di commerci ed importanti attività culturali. Ecco la sua storia.
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Milano dopo un bombardamento (da www.reddit.com) |
Fino all'estate del 1943 i bombardamenti aerei su Milano furono effettuati solo dai velivoli del Bomber Command britannico. I velivoli decollavano al tramonto dal sud dell'Inghilterra e arrivavano sullo spazio aereo della città di notte.
Nella notte
tra il 14 e il 15 febbraio 1943, 138 bombardieri Lancaster partirono
dall'Inghilterra e arrivarono su Milano alle 22.06. Subirono ingenti danni gli
stabilimenti Alfa Romeo, Caproni, Isotta Fraschini, lo scalo Farini, lo scalo
di Porta Romana, la stazione di Porta Genova, i depositi tram di Messina e
Leoncavallo e quello automobilistico in Corso Sempione, il mercato
ortofrutticolo, l'Ospedale Maggiore, l'Umanitaria e 35 zone di edifici
residenziali. Numerosi i danni al patrimonio artistico: furono colpite le
chiese di Santa Maria del Carmine, San Lorenzo, San Giorgio al Palazzo, il
palazzo Reale, la Pinacoteca Ambrosiana, la Permanente, la Galleria d'Arte
Moderna, il Conservatorio, il Teatro Lirico, diversi cinema e numerose
tipografie; in Via Solferino venne distrutto il secondo piano della sede del
Corriere della Sera. Le vittime del bombardamento furono 133, 442 i feriti e
nei giorni successivi il numero totale di senza tetto raggiunse
i 10.000.[1]
Tabellone in Pazza Duomo con l’elenco dei rifugi (da www.flickr.com) |
A Milano, come in molte altre città italiane, gli scantinati delle case erano stati adibiti a rifugi antiaerei, denominati anche “ricoveri anticrollo” se puntellati, o “antischegge” se dotati solo di apprestamenti minimi. Sopravvivono ancor oggi, ottant’anni dopo, le frecce e le lettere verniciate sulle facciate per segnalare gli ingressi e le uscite di cantine, sotterranei delle stazioni, alberghi diurni, rifugi ricavati sotto le scuole o quelli predisposti dal Comune. Nel 1940, l’Amministrazione di Milano aveva predisposto poco più di un centinaio di rifugi antiaerei pubblici, ricavati in seminterrati già esistenti.[2]
Il rifugio di Piazza del Duomo
Alla fine del 1942, fu decisa la costruzione di un grande rifugio
antiaereo in cemento armato sotto il sagrato di Piazza del Duomo, capace di
ospitare oltre 2000 persone. Fu il Corriere della Sera a darne notizia, con una
foto pubblicata l’8 gennaio 1943, che mostrava la costruzione della palizzata a
recinzione del futuro cantiere.
Corriere della Sera, 8 gennaio 1943 |
Il progetto del rifugio antiaereo venne realizzato da Luigi Lorenzo Secchi, Ingegnere
Capo del Comune di Milano.[3]
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Lo scavo per la costruzione del rifugio (da skyscrapercity.com) |
Corriere della Sera, 9 febbraio 1943 |
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I ruderi disseppelliti (da www.ansa.it/lombardia/photogallery/2023/12/15) |
L’obbiettivo primario era però quello di non intralciare i
lavori di costruzione del rifugio; scriverà il Corriere della Sera il 10 giugno
1943: “…il ritmo dei lavori di scavo è stato naturalmente celere, e non ha
consentito indugi agli studiosi che intendessero sezionare, approfondire,
misurare. Tuttavia si sono compiuti rilievi, fotografie sono state eseguite,
frammenti ed affreschi si sono asportati. Si propone di assicurare la
conservazione e l’accesso per la parte delle opere esterne al perimetro del grande
ricovero pubblico”. Tutto quanto di intralcio al cantiere fu quindi
demolito e portato via insieme alla terra di scavo.
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I ruderi in fondo allo scavo (da www.milano.repubblica.it) |
Nel corso dell’estate 1943, dopo aver asportato i ruderi, venne colato sul fondo della buca un sottofondo di cemento armato dello spessore di un metro e mezzo; su di esso vennero poi erette quattro file di sei colonne cilindriche del diametro di un metro e venti e alte tre metri, sulle quali fu infine colato un ciclopico soffitto, costituito da una soletta in cemento armato dello spessore di due metri e mezzo.

Alcune immagini del cantiere del rifugio nell’estate 1943 (Archivio Comune di Milano e skyscraperscity.com) |
In un articolo pubblicato il 10 gennaio 1944, il Corriere
della sera descrisse le caratteristiche che avrebbe avuto il rifugio: “Come
si sa, sotto il Sagrato del Duomo si avrà un salone lungo 50 metri e largo 31,
progettato come stazione della futura metropolitana e da utilizzarsi in un
primo tempo come rifugio antibomba. Vi si accederà da due scale prospicienti la
Galleria e da due fronteggianti l’Arengario. Dalle scale si entrerà nel salone
attraverso un sistema di accessi costruiti in modo da proteggere le persone
ricoverate nell’interno contro ogni genere di offesa aerea. Si avrà, a ciascuno
dei due imbocchi del salone una serie di cinque porte antiscoppio, dalle quali
si passerà in altrettante celle in funzione di camere di scoppio e infine a
cinque porte antigas. Il rifugio sarà dotato di ogni servizio necessario al suo
compito protettivo, dal gruppo macchine per l’aria condizionata agli impianti
igienici e alle installazioni sanitarie. Si prevede che per la fine di
febbraio, dopo la maturazione del calcestruzzo, si toglieranno i sostegni e
l’aula sarà formata interamente. I lavori, secondo i piani dei tecnici, si
sarebbero dovuti compiere in otto mesi, ma per sopravvenuti rallentamenti e
interruzioni nelle opere per la mancanza di alcuni materiali si sono
oltrepassati i limiti fissati per l’apertura. Il compimento dell’imponente
impresa appare tuttavia vicino, se non interverranno altri impedimenti”.
E di impedimenti nel corso dei lavori ce n’erano stati
sicuramente molti; il 25 luglio 1943 era caduto il regime fascista, Mussolini
era stato arrestato ed era stato nominato dal Re il nuovo governo affidato al
Generale Badoglio. In seguito all'arresto di Mussolini, gli alleati definirono
un programma di intensi bombardamenti su Milano, allo scopo di accelerare la
resa dell’Italia.
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Bombardieri britannici Lancaster (da oilordering.com) |
Tempesta di fuoco su Milano
La sera del 7 agosto 1943, 197 bombardieri Lancaster partirono dall’Inghilterra diretti su Milano, carichi di bombe incendiarie. Numerosi i danni alle stazioni, alle aree industriali e ai monumenti della città. Venne distrutto il Teatro dei Filodrammatici, il Teatro Garibaldi, un'ala dell'Ospedale Fatebenefratelli, la sede del Corriere della Sera. Spezzoni incendiari sfondarono il tetto del Teatro alla Scala, venne sfondata un'ala della Pinacoteca di Brera, riportarono danni il Museo di Storia Naturale, Palazzo Sormani, il Palazzo Reale. Gli edifici distrutti furono 600. I morti furono 161 e i feriti 281.
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La Scala distrutta (da militaryanalysis.blogspot.com) |
La sera del 12 agosto 1943 il Bomber Command inviò su Milano
altri 504 aerei. L’obiettivo era quello di creare anche su Milano una
cosiddetta "tempesta di fuoco" come quelle già realizzate nei
bombardamenti delle città tedesche. L'allarme suonò alle 0.35 e dopo pochi
minuti iniziò il bombardamento, che durò per circa un'ora. Gli aerei
trasportavano soprattutto bombe incendiarie. Il centro subì danni ingentissimi,
vennero distrutti Palazzo Marino, la Questura, il palazzo delle Poste, il
comando dei Vigili Urbani, il comando provinciale dell'UNPA. Subirono danni il
Castello Sforzesco, la chiesa di San Fedele, l'Acquario Civico. Nel complesso
di Santa Maria delle Grazie in mezzo alla distruzione si salvò il Cenacolo.
Riportò danni il Duomo, venne distrutta la volta della Galleria. Danneggiate le
stazioni ferroviarie, i depositi dei tram, diverse stazioni dei Vigili del
Fuoco, la Fiera Campionaria e numerose aziende.
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Santa Maria delle Grazie bombardata (da www.storiemilanesi.org) |
Il numero di morti, secondo i dati ufficiali, fu
relativamente basso, 19 vittime e 644 feriti, ma diversi storici ritengono che
il bilancio di questa incursione venne pesantemente sottostimato, e che in
realtà essa abbia causato circa 700 vittime, risultando così il più sanguinoso
tra i bombardamenti subiti da Milano.
Due notti dopo, il 14 agosto, altri 140 i Lancaster si
diressero su Milano con l'obiettivo di "terminare" il lavoro.
L'allarme suonò alle 0.32 e in un'ora di sorvolo su una città ricoperta dalla
foschia degli incendi in corso di spegnimento venne nuovamente colpito il
centro, il Castello Sforzesco, il Palazzo Reale, distrutti il teatro dal Verme
e il Verdi, gravemente danneggiate piazza Sant'Ambrogio e l'Università
Cattolica. Colpite la Breda, l'Innocenti, l'Isotta Fraschini e la Pirelli. Le
condotte dell'acqua interrotte resero difficoltoso lo spegnimento degli incendi.
La sera successiva, il 15 agosto 1943, l'allarme suonò alle
0.31 e il bombardamento durò fino alle 2.22. Il bombardamento da parte di 199
Lancaster fu devastante: oltre ad innumerevoli edifici residenziali in diversi
quartieri della città, venne sfondato il tetto del teatro alla Scala, andò
completamente distrutto l'edificio della Rinascente in piazza del Duomo, danni
ingenti subirono l'Archivio di Stato, il Duomo e il Conservatorio.
Alla fine di agosto erano stati colpiti il 50% degli edifici
della città, i senza tetto erano oltre 250.000 e gli sfollati 300.000.
Gravissimi i danni alla rete idrica, a quella elettrica e a quella del gas, le
linee tranviarie e filoviarie erano inutilizzabili, innumerevoli le vetture
danneggiate o distrutte.[4]
L’8 settembre 1943 l’Italia si arrese agli angloamericani e
la penisola fu rapidamente occupata dall’esercito tedesco, che il 24 novembre
liberò Mussolini e lo mise a capo della Repubblica Sociale Italiana, con
capitale a Salò.
Corriere della Sera, 12 maggio 1944 |
Corriere della Sera, 13 agosto 1944 |
Manifesto della RSI (da http://www.piccolimartiri.it) |
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Il Duomo bombardato a pochi metri dal rifugio (da https://blog.urbanfile.org) |
Il dopoguerra
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Corriere della Sera, 25 aprile 1945 |
All’indomani della Liberazione, nella primavera del 1945, il
rifugio antiaereo di Piazza del Duomo cessò di essere utilizzato per lo scopo
per cui era stato costruito. Durante i
primi mesi di pace il rifugio fu destinato a deposito di mobili recuperati da
vari uffici del Comune di Milano o affidati da privati all’amministrazione
comunale.
Nell’estate del 1945, il Comune di Milano decise di mettere
a reddito il rifugio e pubblicò un bando a licitazione privata per “…l’affitto
dell’ex rifugio per un periodo di 7 anni, ad un canone di Lire un milione
all’anno, per utilizzo commerciale, ad esclusione delle attività di varietà,
cinema, caffè concerto ed altri divertimenti, sia per rispetto del luogo,
adiacente al Duomo, sia per la sicurezza del locale, non rispondente alle norme
in materia di esercizi pubblici”.[6]
Al bando parteciparono una ventina di concorrenti, tra cui alcuni grandi magazzini, che avevano avuto la loro sede danneggiata o distrutta dai bombardamenti. Il comune scelse però la proposta presentata della Maestri Artigiani Srl, che prevedeva un utilizzo come grande emporio per l’esposizione e la vendita di prodotti di arredamento e dell’artigianato italiano, con la denominazione di “Galleria del Sagrato”. Nella scelta, c’era una finalità sociale: dare agli artigiani del mobile, categoria tra le più colpite dalla guerra, la possibilità di un rilancio dell’attività, con una prestigiosa vetrina nel cuore della metropoli che ci si accingeva a ricostruire per risorgere dalle rovine del conflitto.
I lavori di sistemazione del rifugio durarono alcuni mesi e finalmente il 22 marzo 1946 il Corriere annunciò per il giorno seguente, sabato 23 marzo, l’apertura al pubblico della “Galleria del Sagrato”.
Corriere della Sera, 22 marzo 1946 |
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Cartolina pubblicitaria d’epoca |
“La mostra del mobilio – scrisse il Corriere della
Sera – è la prima manifestazione del ciclo milanese di mostre mercato per la
ricostruzione ed è anche la prima mostra del dopoguerra. Vi partecipano le
maggiori ditte del ramo. Essa costituisce un’eccezionale rassegna del mobilio e
dell’arredamento e per ricchezza, signorilità, gusto e varietà di tipi onora
l’artigianato milanese. Il folto pubblico che ha affollato ieri l’esposizione
ne ha suggellato con il suo entusiastico consenso il successo… dirigenti e
maestranze, superando tutte le difficoltà, hanno saputo allestire nel cuore di
Milano un locale degno delle migliori tradizioni cittadine”.[7]
Alla fine degli anni cinquanta, con i lavori per la
costruzione della prima linea della metropolitana in Piazza del Duomo, vennero
soppresse le due scale originarie di entrata all’ex ricovero, che si trovavano
davanti alla Galleria Vittorio Emanuele, e venne costruita sul lato sud del
cantiere un’entrata provvisoria, situata verso il centro della Piazza.
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Le due scale di entrata all’ex rifugio sul lato galleria |
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Piazza Duomo durante gli scavi della metropolitana, sulla destra l'ingresso provvisorio |
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Pubblicità di fronte alla Stazione Centrale (da Facebook) |
Corriere della Sera, 22 aprile 1976 |
Corriere d’Informazione, 20 ottobre 1977 |
Corriere della Sera, 25 settembre 1980 |
Secondo il nuovo progetto, la “Galleria del Sagrato” avrebbe
dovuto diventare un centro espositivo polivalente con impianti audiovisivi per
bambini, esposizione di mostre per gli studenti delle scuole inferiori e
probabilmente anche ospitare un drug-store aperto giorno e notte.[8]
Alla fine, prevalse però la volontà di trasformare l’ex rifugio in uno spazio
per mostre ed attività culturali, in connessione con gli spazi di Palazzo Reale.
Sfrattati i mobilieri, iniziarono quindi i lavori di
adattamento. Con un investimento di 500 milioni di lire, la “Galleria del
Sagrato” venne restaurata ed adattata a spazio espositivo, dotato dei più
sofisticati impianti di allarme a radar, di umidificazione e di controllo
termico.
Corriere della Sera, 18 gennaio 1982 |
Il nuovo spazio espositivo fu inaugurato il 26 gennaio 1982 con la mostra “Anni Trenta – Arte e Cultura in Italia”; a quella prima mostra ne seguirono negli anni seguenti molte altre, sui temi più svariati, quali arte, storia, archeologia, design, con migliaia di visitatori.
Locandina della prima mostra (1982) |
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L'ATM Point di Piazza del Duomo |